CENTRO DSA LOMBARDIA
CENTRO LAPS
CENTRO DI VALUTAZIONE, TRATTAMENTO E CERTIFICAZIONE DEI DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO
LABORATORIO PER L'APPRENDIMENTO E IL POTENZIAMENTO SCOLASTICO
CENTRO DSA LOMBARDIA - CENTRO LAPS
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(Corso XXII Marzo)
Ultimo aggiornamento 9/12/2023
L'aiuto che vale
di Stefano Federici e Cristina Gaggioli
Chi di noi non conosce il proverbio tutto italiano “chi non legge la sua scrittura è un asino di natura?” E se ciò che è capitato a molti di noi una volta non fosse un intoppo imprevisto? Se ogni volta che si provasse a leggere un proprio manoscritto lo si trovasse incomprensibile? Avrete notato che il proverbio non lascia intendere che l’asino sia un analfabeta o uno che non sa scrivere, ma una persona che ci si aspetterebbe che non sbagliasse a leggere la propria scrittura, essendo stato alfabetizzato. Il proverbio esprime con chiarezza un pregiudizio diffuso tra coloro che con facilità e naturalezza hanno appreso i meccanismi di decodifica grafema-fonema, nel caso della lettura, dell’esecuzione del tratto grafico, nel caso della scrittura, degli automatismi di base del calcolo: è stato così facile farli propri e automatizzarli che solo un asino, un testardo, uno stupido potrebbe non riuscirci. Ma non è così per un bambino con un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA).
E non perché svogliato, disattento e non motivato, ma in quanto i meccanismi neurobiologici che sottostanno ai processi di apprendimento della letto-scrittura e del calcolo gli si sono inceppati o funzionano diversamente. Se un bambino dislessico “asino lo è”, lo è proprio nel senso più positivo del termine: è un testardo nell’apprendere nonostante le sue difficoltà, un testardo nel continuare a leggere un manoscritto che, se lui fosse anche disgrafico, non scriverà con un tratto grafico corretto, che non smetterà di servirsi delle dita per far di calcolo, nonostante abbia capito, forse molto meglio di altri, le regole e la logica matematica. Non è uno stupido e per questo soffre dei propri insuccessi scolastici. Ce l’ha messa tutta e per questo è mortificato del disprezzo dei compagni. Se dopo aver ripetuto un certo numero di volte la tabellina del sei, nove bambini su dieci sono in grado di ricordarsela, uno, invece, è completamente impermeabile a queste informazioni e, se non potesse far uso di uno strumento compensativo, fosse anche una tavola pitagorica, nonostante anni di tentativi per apprendere la stessa tabellina, sarà costretto a ricorrere a dispendiose strategie alternative, come contare sulle dita.
Tuttavia, questa difficoltà nel conteggio e nell’automatizzazione del calcolo non comporta di per sé una carenza logico-matematica. Il suo senso logico, la sua intelligenza logico-matematica non sono compromessi dal suo DSA e potrà ottenere degli ottimi risultati scolastici qualora si faccia leva sulle sue capacità logico-matematiche e si compensino le sue carenze attraverso semplici strategie alternative e ausili per il calcolo, come la calcolatrice parlante, che aiuterebbe a superare la difficoltà nel distinguere il 5 dal 2 o il 9 dal 6. Gli strumenti compensativi sono strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria. Molti credono ancora che permettere a uno studente di usare uno strumento compensativo significhi rinunciare per sempre alla possibilità di recuperare le abilità carenti e fornire allo studente un pretesto valido per non fare qualcosa: far leggere un asino.
“L’uso di uno strumento compensativo non significa che lo studente rinuncia a fare qualcosa bensì che non esaurisce lì le sue risorse”
In realtà, l’introduzione dello strumento compensativo solleva l’alunno con DSA da una prestazione resa difficoltosa o impossibile dal disturbo, facendo in modo che le sue risorse attentive non si esauriscano nell’esecuzione dei meccanismi di base della lettoscrittura o del calcolo, ma si rivolgano ai contenuti del testo scritto, ai problemi logico-matematici, al ragionamento e alla produzione di idee. Quando parliamo di strumenti compensativi intendiamo strumenti hardware e software sia di uso comune sia creati per un uso speciale, che in questo secondo caso vengono chiamati tecnologie assistive. Una soluzione compensativa è spesso il risultato della combinazione di un comune computer portatile o da tavolo con cui sono stati installati alcuni applicativi che in parte si avvalgono di funzioni software già esistenti nel computer, come i programmi di videoscrittura (Word o Open Office), e dall’altra aggiungono opzioni specifiche per studenti con DSA come FacilitOffice. Per esempio, uno strumento come la sintesi vocale, che trasforma un file di testo in voce, solleva lo studente con dislessia dal faticoso compito della lettura, permettendogli di concentrarsi sul contenuto del testo.
Qualora un libro non fosse disponibile in formato digitale si può ricorrere o a un ausilio come lo scanner a penna che legge – che oltre a catturare il testo lo pronuncia e lo definisce parola per parola – oppure al progetto LibroAID, promosso dall’Associazione Italiana Dislessia, che fornisce a studenti dislessici o ai loro genitori una copia digitale dei libri scolastici adottati nelle classi di ogni ordine e grado. Ma senza la collaborazione di specialisti che seguono l’alunno con DSA su un piano clinico, non è sempre facile per un insegnante capire quando è il caso di allentare con la lettura autonoma e introdurre strumenti compensativi o quando smettere di correggere gli errori ortografici e focalizzarsi solo sulla sintassi e il contenuto.